Michelangelo Buonarroti
Di Becherini Alice
Captivi e Prigioni
Michelangelo Buonarroti è stato il più grande artista del Cinquecento. Come tutti gli altri grandi artisti di quest’epoca, anch’egli arrivò alla conclusione, che la bellezza esteriore distoglieva dalla ricerca della spiritualità ed arrivò addirittura a pensare che sarebbe andato all’inferno, poiché quand’era giovane aveva cercato di rappresentare i corpi belli perché la bellezza era propria del divino.
Scultore e artista: Michelangelo predilige la scultura in pietra, poiché afferma che nel marmo la scultura è già all’interno del blocco stesso, e quindi il compito dello scultore è quello di togliere la materia in eccesso in modo tale da tirar fuori la scultura; famosissimi sono a questo proposito gli incompleti: statue lasciate- secondo volontà dell’artista- incomplete e abbozzate. I corpi di Michelangelo,sia in pittura che in scultura, a parte rare eccezioni, sono titanici, muscolosissimi, persino quelli delle donne.
Prigioni
Le sei statue definite Prigioni scolpite da Michelangelo nel corso di quasi vent’anni erano destinate alla tomba di papa Giulio II. Il progetto nel corso degli anni fu rivisto diverse volte e portò alla eliminazione delle statue dalla tomba. La prima stesura del progetto, del 1505 prevedeva un numero di sedici/venti Prigioni. Le sculture erano destinate al piano inferiore del monumento. Di grandezza superiore a quella umana dovevano apparire molto possenti. Il loro corpo incatenato e le posture differenti. Nel 1513 il progetto venne rivisto e i Prigioni ridotti a dodici. Poi a otto nel progetto del 1516. Quindi ulteriormente limitati nel quarto del 1526 e nel quinto del 1532. Furono infine abbandonati nel 1542.
I due Prigioni terminati e chiamati Schiavo morente e Schiavo ribelle furono scolpiti a Roma. Si trovano oggi al museo del Louvre di Parigi. Michelangelo li donò a Roberto Strozzi nel 1546 per ripagarlo della sua generosa ospitalità. Quando il nobile venne esiliato a Lione a causa della sua opposizione a Cosimo I de’ Medici portò con sé le due statue. I due schiavi in seguito alla Rivoluzione Francese passarono al Museo Del Louvre.
I quattro Prigioni scolpiti a Firenze sono ora esposti presso l’Accademia. I loro nomi sono Schiavo barbuto, Schiavo morente, Schiavo Atlante e Schiavo che si ridesta. Gli storici non sono concordi nel determinare una precisa datazione. Il periodo di realizzazione è quindi indicato tra gli anni 1519 e 1534. Le statue rimasero nello studio di Michelangelo fino al 1564. In tale data il nipote Leonardo Buonarroti donò le sculture al granduca Cosimo I che le collocò nel giardino di Boboli.
Sei grandi Prigioni furono scolpiti da Michelangelo per ornare il monumento funerario di papa Giulio II. Quando le statue furono eliminate dal progetto seguirono il destino espositivo che li portò a Firenze e a Parigi.
La funzione dei Prigioni era quella di movimentare l’architettura del monumento sepolcrale, talora scivolando lungo i pilastri, talora distanziandosene e protendendosi verso lo spettatore per aumentare il senso di tridimensionalità dell’insieme. Particolarmente celebri sono i Prigioni fiorentini che proprio dal loro stato non-finito traggono una straordinaria energia, come se fossero colti nell’atto primordiale di liberarsi dal carcere della pietra grezza, in un’epica lotta contro il caos. I Prigioni fiorentini, in diversi stati di finitura, permettono di approfondire la tecnica scultorea usata da Michelangelo, che avviava il blocco tirando innanzitutto fuori la veduta principale, e poi completando il resto scalpellando via il materiale circostante.
La tomba di Giulio II è un progetto architettonico e scultoreo di Michelangelo Buonarroti che, nella sua versione definitiva ma ridotta, è collocato nella basilica di San Pietro in Vincoli a Roma. Scrisse il suo biografo ufficiale, Ascanio Condivi, che l’impresa gli arrecò “infiniti impacci, dispiaceri e travagli e, quel ch’è peggio, per la malizia di certi uomini, infamia, della quale appena dopo molti anni s’è purgato.”.
sitografia: informazioni prese dal sito di wikipedia e tre-cani