Realtà giovanili: Centro “Onda d’urto”
di Alfonso Crescenzo, Giorgio Leonardo Deoanca, Leonardo Ilie.
Il centro onda d’urto è una delle associazioni giovanili più importanti e caratteristiche di Arezzo, e per dimostrarlo abbiamo intervistato persone che lavorano attivamente all’interno di questa associazione.
Segue l’intervista.
1. Quando è stato creato il centro “Onda d’urto”?
“Questo centro ha una storia un po’ lunga e, il momento in cui è nato nella forma attuale è stato nel 2012. Prima del 2012 ci sono stati 3 o 4 anni in cui è stato un centro in provincia di Arezzo e ogni tot vengono messi a bando spazi provinciali a varie associazioni che ci vogliono coprire. Prima il centro era un semplice centro giovani, in cui vi era, chi veniva a passare il tempo nel pomeriggio, chi veniva per studiare, chi usufruiva della sala prove. Dopo il 2011, con la riforma delle province, sostanzialmente non c’erano più i fondi per tenere attivo questo posto e quindi una delle operatrici più adulte che gestiva il posto propose ad un nucleo di ragazzi, i quali gravitavano di più attorno a questo posto, di partecipare ad un bando che venne aperto per tenerlo vivo e attivo e di mettere su un autogestione.
Una formula organizzativa nella quale più persone hanno in qualche modo un potere decisionale che viene discusso tramite opinioni e assemblee e così è rimasto fino ad oggi. Successivamente ci sono stati altri due passaggi importanti.
Nel 2017, alcuni anni dopo, la funzione di questo posto è passata da centro giovani, in qualche modo, a centro culturale contro le discriminazioni, questo sia per ragioni di competenze territoriali della provincia che erano diventate un po’ meno negli anni e non aveva più la delega alle politiche giovanili, sia per ragioni interne e questo cambiamento venne preso di buon grado. Quello di cui il centro si occupa è di affrontare alcune tematiche sulle discriminazioni di genere, di età, di orientamento politico, religioso e sessuale, così come la disabilità e in generale l’argomento degli stranieri, le discriminazioni razziali e di vario tipo. Attraverso una serie di progettualità, eventi e attività quotidiane che vengono svolte al suo interno, oppure anche attraverso la collaborazione, altre entità nel territorio che si muovono nel settore. Questo centro vuole, che tramite la diffusione di un certo tipo di cultura, promuovere una maggiore consapevolezza e un livello a nostro avviso più inclusivo e consapevole della cittadinanza, verso l’accettazione della diversità.
2. C’è una figura che è a capo di tutto questo?
“In realtà siamo un gruppo di 20 ragazzi e logicamente è naturale che nel tempo il gruppo di persone che gestisce il posto sia un po’ suddiviso in compiti, ruoli e specifiche responsabilità. Tutto ciò poi viene discusso nelle riunioni, in base alle varie attitudini personali, però c’è sempre un vaglio e una discussione delle varie attività da proporre, delle loro modalità oppure semplicemente per ragioni organizzative di un’assemblea generale, in cui la totalità delle persone partecipa”
3. Quindi oggi l’associazione è cambiata rispetto a prima?
“Si nel tempo si è evoluta. Si potrebbe dire che quella che era originariamente l’utenza di uno spazio come questo, di un centro giovani aperto ai ragazzi della città ed è a libera partecipazione. Per molti l’evoluzione è stata questa: da utenti e basta di un servizio in qualche modo presente nel territorio, i ragazzi sono diventati in qualche maniera promotori, organizzatori e gestori di quei servizi, il tutto nell’ottica che quel servizio non scomparisse perché per noi era un aspetto molto importante il poter continuare a preservare un posto così per le attività. ”
4. Collaborate spesso con altre associazioni, specialmente al di fuori di Arezzo?
“Si. Per quanto riguarda Arezzo, innanzitutto la sede del Centro onda d’urto è gestito da un APS di associazioni, quindi ci sono un’altra serie di cinque o sei realtà associative o comunque territoriali che si fanno co-promotori della gestione di questo posto e organizzano assieme a noi attività al suo interno. I partner sono: Arcigay Chimera Arcobaleno di Arezzo, Autobhan Teatro, un’associazione che si occupa di teatro per persone diversamente abili, Arci servizio civile Arezzo, Arci Solidarietà e Circolo Baobab APS. Ci sono tantissime realtà giovanili che abbiamo visto nascere parallelamente alla nostra e di ottimo buon grado, specialmente negli ultimi due o tre anni, si sono mossi dei meccanismi in cui si inizia a cooperare con “Farrago” o “Arezzo che spacca” ad esempio, ma ce ne sono tantissime altre. Per ora sta andando molto bene e questo penso sia parecchio importante per una città di provincia come questa. Dentro Arezzo così come fuori Arezzo, in realtà non sotto forma di collaborazioni fisse, però negli anni anche soprattutto dal lato dei concerti, da questo posto da un lato sono passati gran parte dei musicisti e artisti che cooperano a livello underground in Italia.
Questi musicisti sono passati da questo posto, hanno fatto tappa e siamo rimasti in contatto, quindi anche in quel senso lì anche fuori Arezzo il Centro “Onda d’urto” ha avuto in questi ultimi tre anni ha iniziato un buon seguito di persone ad essere conosciute”.
5. Ci sono in programma eventi riguardanti il conflitto che è in corso tra Ucraina e Russia?
“Essendo questo argomento un tema abbastanza spinoso, poco tempo fa c’è stata la volontà di altre associazioni (Arezzo che Spacca, Men/Go Music Fest, Massimo Comunque Denominatore) insieme alla nostra, di organizzare un evento a sostegno dei rifugiati ucraini ad Arezzo al fine di raccogliere fondi e tutta quella serie di beni primari che poi saranno devoluti in beneficenza. L’evento in questione si terrà il 4 giugno e sarà composto da una serie di 3 o 4 concerti nei quali si esibiranno band di Arezzo. Il luogo dell’evento è il parco di Villa Severi, l’ingresso sarà libero e saranno presenti una serie di bancarelle con cibo e bevande. ”
6. Come si è comportata l’associazione durante il primo periodo di pandemia?
“Ovviamente come per tutti è stato un fulmine a ciel sereno, abbiamo dovuto mettere in standby tutto, abbiamo dovuto chiudere a chiave il posto. Per i primi sei mesi: l’inverno e la primavera sono stati a posto chiuso e siamo dovuti rimanere a casa e abbiamo dovuto interrompere le attività fisiche e reali. Per fortuna, ma soprattutto con tenacia e volontà ci siamo adattati alle normative e abbiamo cercato di diffondere il nostro messaggio inizialmente attraverso dirette Instagram. Successivamente in quell’estate abbiamo sperimentato, in collaborazione con Farrago, la formula del concerto in live streaming. In una settimana ci siamo messi sotto e abbiamo capito come organizzare la faccenda delle streaming e in quella estate siamo riusciti a fare venti concerti in tutta l’estate. Nonostante il numero di spettatori non fosse elevatissimo è stata una grande soddisfazione aver scoperto questo nuovo mondo e dimostrare alle persone che la musica non si era fermata, e che continuava anche se con dei limiti a circolare.“
7. Avete continuato ad utilizzare le streaming come mezzo trasmissivo per gli eventi e concerti?
“No, dal momento in cui c’è stata la possibilità di tornare a fare eventi in presenza abbiamo preferito quest’ultimi. Questo per riportare quel contatto tra artista e spettatore che tanto era mancato nei mesi di lockdown, ma anche per favorire il contatto e i rapporti tra le persone che vengono ai nostri eventi live. ”
8. Avete altri eventi in programma?
“Recentemente abbiamo la chiusura della nostra rassegna “Art of Noise”, l’ultimo evento dell’anno, una rassegna dedicata più al mondo del noise, del punk, del post punk etc… Questa serata si terrà con “Caveiras” da Firenze e “MamboMelon” da Cuneo, due gruppi italiani molto interessanti. Poi ci sono altri eventi interessanti come un festival il 2 luglio che vi posso anticipare si chiama “Immagine a sè”: è un minifestival che si svolge all’aperto organizzato da noi in collaborazione con una serie di altre realtà. Questo minifestival avrà più che altro workshops, seminari, incontri, talk ma anche una festa il venerdì sera con un roaster completo del trash party del club maschi e ci sarà un bel concerto il sabato sera.”
9. Come sarà il futuro del centro onda d’urto?
“Bella domanda. Io sono qui dentro da 11 anni e sono un po’ nel nucleo di membri più attivi del centro. Quello che vedo io nel futuro di questo posto sono due cose, al di là del andare avanti e continuare cercando sempre di migliorarsi e di coinvolgere più persone e quello è il mantra che seguiamo. Quindi farlo con più serietà, con più professionalità anche se siamo volontari puntando sempre al massimo livello possibile di qualità in tutti i frangenti. Il futuro lo vedo in due punti cruciali: il primo punto cruciale per il quale abbiamo anche avviato un progetto quest’anno, che si chiama “Attraverso”, e parla del ricambio generazionale, cioè questo posto o quello che significa.
Questo a mio avviso potrà continuare, non dico nei prossimi 3 o 4 anni in cui mi posso definire giovane anche se tra 4 anni avrò 30 anni, però per questa ragione che molti del gruppo originario iniziano ad avere 23, 24 ,25 e 26 anni e tutte le persone iniziano a lavorare e logicamente nella vita avranno meno tempo e magari anche meno energie.
Per me la chiave nel futuro di questo posto è proprio di individuare persone sveglie nelle nuove generazioni che possano iniziare a metterci le mani e portarci loro dentro i contenuti, perchè quello su cui si è fondato poi nessuno se lo è detto dichiarato, però penso che tutti coloro che si sono interfacciati a questa realtà desiderassero qualcosa da questa città che non gli veniva fornito e che non c’era già o che comunque non si sentivano appagati. Io vorrei, che si riuscisse a tenere un buon ricambio e formare ragazzi giovani della vostra età, forse anche meno diventa difficile, però i ragazzi di 16/17 anni e che nell’arco di un paio di anni possano apprendere tutto il bagaglio di conoscenze in grado di gestire e mandare avanti una realtà di questo tipo e parallelamente possano anche cambiarla. Dato il limite fisico e il limite di essere in provincia, un’altra cosa in cui dovremmo investire e fare leva è la cultura che questo posto vuole promuovere e trovare formule e maniere in modo che questo tipo di bagaglio e di esperienza, che personalmente è stato molto formativo e importante, possa essere diffuso e arrivare fuori ad altre persone, in modo che queste persone e racconti e testimonianze di quelle che succedono qui possa avere l’ottica e l’idea di metterlo in piedi da un’altra parte oppure di essere coinvolti. Il lavorare e portare fuori questi presupposti etici culturali o anche di modalità.”
10. Quale messaggio vorreste lanciare per coloro che volessero entrare a far parte di questo centro giovanile?
“Per tutti i giovani c’è un messaggio che parla chiaro: se c’è qualcosa che non avete ma desiderate, cercate di trovare la maniera di mettere in piedi qualcosa per riuscire a ottenerlo.
Alcune volte le vere occasioni arrivano per caso ed è solo una questione di fortuna sennò se c’è qualcosa che vi fa stare bene, concentrate tutte le vostre forze per trovare il modo di riuscire a farla. Trovate soprattutto altre persone che abbiano i vostri stessi obiettivi.
Per tutti i giovani che volessero entrare a far parte di questo centro, le porte sono sempre aperte e soprattutto non siate timidi. Contattateci tramite le nostre pagine social dicendo che siete interessati a unirvi anche voi al nostro centro.”