Climbing

 di Tistarelli Luca, Barneschi Mattia, Canacci Davide, Billi Matteo, Maccari Matteo, Sanarelli Pietro, Tiberi Pietro.

Introduzione

L’arrampicata (in inglese, climbing) è la salita di un ostacolo, che può essere una parete rocciosa (storicamente è la più utilizzata), un sasso, un pannello artificiale o una qualsiasi struttura urbana. Il percorso effettuato durante un’arrampicata viene detta via d’arrampicata, che è caratterizzata dalla via ferrata, completamente attrezzata e adatta a chi è alle prime armi con questo frenetico sport. Chi pratica questa disciplina viene detto arrampicatore, rocciatore o anche scalatore.

L’uomo ha probabilmente affrontato le sue prime arrampicate senza l’ausilio di aiuti particolari. In seguito sono stati ideati attrezzi e tecniche per superare i limiti e le difficoltà di tale attività.

Storia

Nella storia dell’alpinismo il primo a evidenziare il problema etico dell’arrampicata libera fu Paul Preuss, all’inizio del XX secolo. Fino a quel tempo si pensava che la vetta dovesse essere raggiunta ad ogni costo; infatti tutte le più importanti vette delle Alpi erano state raggiunte grazie all’utilizzo di scale, bastoni, picchetti e corde. 

Paul Preuss

Preuss, al contrario, reputava più importante lo stile di salita che il raggiungimento della vetta; il suo integralismo lo portò a rinunciare perfino alla corda di assicurazione (scelta che gli causò la morte in seguito a una caduta). Anche Albert Frederick Mummery fu sostenitore dell’importanza di un corretto spirito di salita rispetto alla conquista della cima. Questi due precursori non ebbero però seguaci per molti anni a venire.

Negli anni cinquanta lo statunitense John Gill introdusse alcune tecniche fondamentali nell’arrampicata libera e l’uso della magnesite, che favorisce la presa (mantenendo le mani deterse da sudore). 

Non a caso l’arrampicata libera si diffuse negli Stati Uniti: l’abbondanza di pareti di granito offre la possibilità di scalate su vie dotate di appigli sicuri, a differenza delle pareti composte dal calcare. 

In Europa l’arrampicata libera fu portata avanti soprattutto dagli inglesi che, avendo a disposizione per le scalate solo piccole pareti, erano alla ricerca di un modo per aumentare le difficoltà. Altri invece in Germania ed Italia si resero conto per primi di quanto fosse differente affrontare una parete progredendo grazie ai chiodi, piuttosto che affidarsi solo al proprio corpo.

Verso la fine degli anni sessanta negli Stati Uniti furono percorse alcune salite sempre più alte; uno dei luoghi mitici dell’arrampicata libera fu senza dubbio la Yosemite Valley con le sue pareti lisce di granito (El Capitan e Half Dome tra tutte). Il gruppo di free climber in seguito sposò lo stile di vita hippy, allenandosi duramente e rimanendo ai margini della società. 

Uno di questi, Peter Livesey, nel 1975 tornò in Inghilterra dagli Stati Uniti e fondò una palestra di arrampicata per diffondere la scalata libera. 

Tipi di arrampicata

Esistono diversi tipi di arrampicata:

  • Arrampicata libera

Nell’arrampicata libera lo scalatore affronta la salita utilizzando soltanto il proprio corpo: mani nude, piedi (normalmente con le scarpette da arrampicata), ma anche appoggiando e incastrando il corpo intero o sue parti. Questo non esclude l’utilizzo di attrezzature (come la corda, l’imbrago, il discensore, i moschettoni, i nuts, i friends e i rinvii) ma tali equipaggiamenti vengono utilizzati solo per l’assicurazione (per limitare i danni in caso di caduta);

  • Arrampicata senza assicurazione

È un tipo di arrampicata libera in cui non si utilizzano alcune forme di protezione; alcuni tipi di arrampicata senza assicurazione sono il bouldering e il free solo. Il bouldering viene chiamato anche sassismo e viene effettuato su piccoli massi fino a 5-6 metri di altezza. Il free solo invece è uno sport estremo, compiuto da chi arrampica senza alcuna sicurezza ed è quindi sempre a rischio della propria vita.

  • Arrampicata artificiale

Per arrampicata artificiale si intende lo stile di un’arrampicata nella quale si fa ricorso ad attrezzi e strumenti che aiutano la scalata.

Se gli attrezzi sono utilizzati solo per garantire la sicurezza dell’alpinista, la salita viene considerata come “libera”.

Se viceversa gli strumenti vengono utilizzati per appendersi e riposarsi, si parla allora di arrampicata artificiale.

  • Arrampicata su ghiaccio, indoor, albero

Nel primo caso (ghiaccio) la salita avviene su cascate di ghiaccio o su pareti completamente ghiacciate.

L’arrampicata indoor invece è l’arrampicata praticata su delle strutture costituite da pannelli, su cui si montano delle prese, appigli artificiali di resina o altro materiale. 

L’arrampicata indoor serve sia come luogo di allenamento che come terreno su cui disputare le competizioni; infatti solo le primissime gare d’arrampicata si disputarono sulla roccia.

L’arrampicata su albero (o tree climbing) è una tecnica di arrampicata che consente di accedere alla chioma dell’albero e passare da un ramo all’altro, tutto in sicurezza. La tecnica è nata negli USA e, in seguito, si è diffusa anche in Europa.

Attrezzatura e strumenti 

Per poter scalare un qualunque ostacolo con successo sono necessari specifici strumenti, i quali in base alle varie situazioni possono aiutare lo scalatore a continuare la salita.

L’attrezzatura comprende i seguenti strumenti:

  • Imbrago o Imbraco;
  • Freno: lo strumento che garantisce la sicurezza del compagno;
  • Discensore: utilizzato per le manovre di discesa con la corda;
  • Moschettone;
  • Rinvio: sistema di due moschettoni collegati da una fettuccia di nylon o dyneema per agganciare la corda ad un punto di ancoraggio limitando l’attrito;
  • Chiodi da roccia: solitamente in acciaio, ve ne sono di varie forme e dimensioni, a seconda del tipo di roccia e della fessura in cui lo  si vuole posizionare;
  • Nut (o dado): piccoli blocchi di metallo (solitamente acciaio) utilizzati ad incastro, nelle fessure della roccia, per fungere da punto di assicurazione;
  • Friend: piccoli attrezzi con camme a geometria variabile che, incastrati nelle fessure di roccia, fungono da punto di assicurazione;
  • Cordini: in nylon, kevlar o dyneema;
  • Fettucce;
  • Rurp: particolare tipologia di chiodo da roccia, utilizzato prevalentemente in arrampicata artificiale;
  • Staffe;
  • Cliffhanger (chiamati, più o meno propriamente, anche con molti altri nomi: cliff, ancorette, sky-hook, hooks, ecc.);
  • Copperhead: particolare tipologia di nut, per l’arrampicata artificiale estrema;

Tecniche di arrampicata

In generale lo sforzo fisico compiuto nelle scalate è di tipo discontinuo e richiede una buona forza massima e resistenza allo sforzo. Le tecniche di arrampicata sono molte e piuttosto varie; possono risultare differenti in base alle caratteristiche peculiari di ciascuna persona quali, per esempio, lo stile individuale, le conoscenze ricevute da “maestri” o arrampicatori più esperti, la conformazione fisica e il coordinamento psicomotorio. L’intrinseca pericolosità legata a questo sport impone che il loro apprendimento avvenga sempre sotto l’affidamento di una persona con titoli e certificati. In questo senso, è bene sottolineare che la Legge italiana riserva la prerogativa dell’insegnamento outdoor delle tecniche di arrampicata alle guide alpine, a livello professionale, e alle Scuole del CAI a livello non professionale.

Grado di difficoltà

In arrampicata e alpinismo si assegna un grado di difficoltà alle vie d’arrampicata su roccia, ghiaccio e agli itinerari alpinistici. L’operazione di assegnare un grado a una via è detta quotare o gradare e viene effettuata dagli apritori e dai primi ripetitori della via.

Le varie discipline dell’arrampicata e l’alpinismo usano differenti scale di difficoltà e inoltre a seconda dei paesi (Europa, Stati Uniti) ci possono essere scale diverse:

  • arrampicata libera: la scala di difficoltà più usata è quella francese, espressa da una cifra (3 – 9) seguita da una lettera (a – c). Viene inoltre usato il simbolo “+” per i gradi intermedi. Ci sono anche altre scale come la UIAA, quella degli Stati Uniti, dell’Inghilterra o dell’Australia.
  • arrampicata artificiale: viene utilizzata una scala di sei gradi crescenti dall’A0 all’A5 (più un settimo a parte) basata sulla difficoltà e sulla quantità di strumenti artificiali usati.
  • difficoltà alpinistica: anche in alpinismo viene prevalentemente utilizzata una scala di difficoltà di origine francese che descrive complessivamente i valori di lunghezza, difficolta, esposizione della via. Il grado è espresso con le lettere F, PD, AD, D, TD, ED, e ABO.
  • arrampicata su ghiaccio: si utilizza una scala di difficoltà chiamata WI, Water Ice, che va dal WI1 al WI7.
  • arrampicata su misto: si utilizza una scala di difficoltà chiamata M, Mixed che va dal M1 all’M13.

Competizioni

Soltanto attorno al 1980 le arrampicate assunsero un carattere competitivo, fra le principali tappe dell’evoluzione agonistica dell’arrampicata ritroviamo: 

  • nel 1985 si svolse la “Sportroccia in Valle Stretta” vicino a Bardonecchia, la prima competizione internazionale di arrampicata della storia
  • nel 1987 nasce la Federazione Arrampicata Sportiva Italiana (FASI)
  • nel 1989 si svolge la prima Coppa del mondo lead di arrampicata organizzata dall’UIAA, circuito di gare organizzato annualmente
  • nel 1990 la F.A.S.I. viene riconosciuta da parte del CONI
  • nel 1991 si svolge il primo Campionato del mondo di arrampicata, evento a cadenza biennale
  • nel 1992 si svolge il primo Campionato europeo di arrampicata, evento a cadenza biennale
  • nel 1998 si svolge la prima Coppa del mondo speed di arrampicata, circuito di gare organizzato annualmente
  • nel 1999 si svolge la prima Coppa del mondo boulder di arrampicata, circuito di gare organizzato annualmente
  • nel 2007 nasce l’International Federation of Sport Climbing (IFSC) staccandosi dall’UIAA
  • nel 2010 l’IFSC viene riconosciuta dal CIO 
  • nel 2011 il CIO inserisce l’arrampicata in una rosa di otto sport uno dei quali parteciperà ai Giochi olimpici del 2020.  A settembre 2012 l’IFSC ha scelto la specialità lead come disciplina da presentare. A maggio 2013 il CIO ha infine ridotto i candidati a tre, escludendo tra questi l’arrampicata.

Si possono distinguere tre specialità diverse, le quali sono:

Lead o difficoltà

Si effettua su vie che aumentano di difficoltà progressivamente fino a raggiungere gradi di difficoltà al limite delle capacità umane. Ad ogni presa viene assegnato un punteggio progressivo e ha tre valori: negativo se viene solo toccata, nullo se viene impugnata, positivo se dopo averla impugnata si inizia un movimento che però non permette di raggiungere la presa successiva. Ovviamente il massimo punteggio si ha nell’arrivare con entrambe le mani all’ultima presa: il “top”. Si può effettuare con la corda di sicurezza dall’alto, nei giovanissimi, o con corda dal basso.

Boulder

Consiste nel doversi arrampicare su vie basse, circa 3-4 metri, di diversa difficoltà senza l’uso dell’imbrago (l’incolumità è assicurata da morbidi materassi). Nasce negli anni 40-50 negli Stati Uniti. Richiede uno sforzo di breve durata ma molto intenso e prevede una serie limitata di movimenti, 7-8 in media. Si tratta di partire con 1-2 prese obbligate di “start” per completare il percorso che culmina con un “top” che dev’essere tenuto dall’atleta per almeno 2 secondi consecutivi. Conta il numero di tentativi impiegati nel raggiungere il “top” in un determinato tempo che è, in genere, di 4 o 5 minuti. Si ha, inoltre, una presa intermedia chiamata “zona” (o “bonus”) che attribuisce un ulteriore punteggio, sempre a seconda del numero di tentativi impiegati per raggiungerla.

Speed o velocità

Detta speed, si effettua su vie più facili e, come dice il nome, l’obiettivo è quello di percorrerla nel minor tempo possibile. La via è sempre la stessa nelle competizioni.