Una riflessione…

sulla Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre)

di Adamo Edoardo Franci

L’Italia è stato un paese dove il modello di famiglia più diffuso era quello patriarcale, con le leggi del vecchio codice penale e civile, che privilegiavano questo tipo di famiglia. Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la nuova Costituzione, grazie anche alla presenza, seppur minima, di donne nell’assemblea Costituente, si sono iniziati a garantire i diritti fondamentali a tutte le persone, senza differenza di razza, religione, credenze politiche e sesso. Da quel momento in Italia le donne hanno attraversato un periodo di battaglie civili e legali per ottenere gli stessi diritti degli uomini. Infatti, anche se la Costituzione garantisce i diritti fondamentali a tutti i cittadini, una gran parte della popolazione era, e tutt’ora è, anche se in minoranza, aggrappata alle tradizioni, cioè, nel nostro caso, a vedere la donna solo come una moglie ubbidiente che deve stare a casa e fare le faccende domestiche.

Con il tempo, però, si sono riuscite a cambiare le cose, con la promulgazione di leggi che garantiscono più libertà e parità alle donne e con l’abrogazione di vecchie leggi che ne limitavano le libertà. Un esempio di queste leggi retrograde è lo “Ius corrigendi”( art. 144 del Codice Civile), che dava il diritto al marito di picchiare la moglie e i figli se, a suo avviso, commettevano un errore. Questa legge, oltre a essere immorale, è anche inutile per educare, perché è stato provato in vari studi che l’uso della violenza per educare è controproducente, portando i figli ad avere maggiori possibilità di avere atteggiamenti violenti o ad essere instabili. Questa normativa venne abrogata a favore dell’articolo 263 con la riforma del diritto di famiglia che tra l’altro elimina la patria potestà, quindi il potere decisionale solo del padre per tutta la famiglia, moglie e figli inclusi, e inserisce la potestà genitoriale, cioè la pari importanza di entrambi i genitori riguardo alle decisioni famigliari. 

Dopo aver visto come e cosa è cambiato nel corso del tempo dal punto di vista legislativo, si potrebbe pensare che la discriminazione verso la donna sia scomparsa, ma non è così.

Ancora oggi ci sono molte violenze e molestie contro le donne, oltre ad alcuni che vogliono togliere diritti alle donne, come ad esempio gli attivisti pro vita che sono contro l’aborto e a favore della famiglia naturale. In realtà, se pensiamo alla famiglia naturale come un nucleo familiare formato dai figli con un padre e una madre, ad oggi non ha alcun significato perché non esistono solo famiglie composte da un padre e una madre ma composte da genitori separati, da solo un padre o una madre, da coppie omosessuali, oppure i bambini vivono con i nonni o i fratelli. L’importante alla fine è di avere un ambiente salutare ed educativo per i figli. 

Violenze e molestie contro le donne esistono ancora oggi ed è un grave problema, difficile da risolvere per diversi fattori: sociali, personali o lavorativi. Nei casi di violenza ancora ci sono persone che difendono l’aggressore, talvolta la vittima si vergogna, ha paura di denunciare o non denuncia per non rischiare di perdere il posto di lavoro. Infatti una gran parte delle molestie è fatta sul posto di lavoro, dove i superiori approfittano del loro potere per abusare delle loro subordinate o, semplicemente, dove c’è un collega “con la mano lunga”.

Quindi, se è vero che il problema delle molestie e delle violenze è difficile da risolvere, proprio perché, da una parte, una gran parte delle vittime non denuncia o viene ignorata, come talvolta succede, e dall’altra c’è un problema culturale, si può però pensare a varie soluzioni.

A parer mio le soluzioni migliori sono: maggior tutele per le donne che denunciano e una sensibilizzazione della popolazione, soprattutto nelle scuole, dove le nuove generazioni, al contrario delle vecchie, si possono cambiare ed educare più facilmente, andando a creare una società futura senza discriminazioni.