Nel mare ci sono i coccodrilli

Di Alice Becherini

Fabio Geda è nato nel 1972 a Torino; dopo una laurea in scienze della comunicazione ha lavorato per un decennio come educatore dei servizi sociali. Un’esperienza che ha riversato nella sua produzione letteraria. Sin dal suo esordio nel 2007 con Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani, Geda mette al centro della narrazione, infatti, i ragazzi.

il lavoro dell’autore è sempre riferito a tematiche della quotidianità che però molto spesso non vengono affrontate, la lettura di questo libro non è pesante e difficile ma ansi, Geda è riuscito a rendere il contenuto per adulti e che tratta argomenti difficili, capibile anche da parte dei ragazzi e dei giovani, esponendo ad essi delle tematiche difficili anche solo da parlarne

questo romanzo tratta della storia di un ragazzo costretto a viaggiare in solitaria per scappare dalla guerra nel suo paese inizialmente accompagnato dalla madre e dopo proseguendo il suo viaggio da solo arrivare fino in Italia dove vivrà una nuova vita

Enaiatollah Akbari:

«ERO UN MIGRANTE, ORA SONO LAUREATO E VORREI TORNARE A LAVORARE IN AFGHANISTAN» le parole di Enaiatollah akbari un ragazzo afgano migrato in Italia per scappare dalla guerra all’età di dieci anni.

Il titolo ” nel mare ci sono i coccodrilli” è una metafora che paragona il mare alla vita e i coccodrilli a tutte quelle cose e persone che hanno ostacolato la vita di Enaiatollah.

il libro:

nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio geda racconta la storia di questo ragazzino , nato in Afghanistan, durante un periodo di guerre. viene descritta la sua vita dalla sua nascita nel paese fino al viaggio che l’ha condotto in Italia. Geda quindi riporta nel suo romanzo, una storia vera, il cui protagonista è stato intervistato dal medesimo autore. Enaiatollah akbari appartiene alla minoranza afghana degli Azara, considerata inferiore in particolar modo dai talebani che hanno come loro obbiettivo quello di colpirli, egli racconta come questi ultimi abbiano ucciso suo padre, lasciandolo così orfano di padre e solo con la madre ed i fratelli, la madre decide quindi di salvargli la vita, trasferendolo in Pakistan perché riteneva troppo pericoloso il luogo dove abitava, qui inizia il suo lungo viaggio fino al suo arrivo in Italia.

i paesi

i paesi attraversati dal ragazzo per arrivare in Italia sono: Afghanistan, Iran, Turchia,Grecia, Italia.

l’intervista

nel l’intervista dell’autore al ragazzo, egli spiega la sua tormentata esperienza nel pellegrinare da un paese all’altro, da quando aveva 10 anni infatti Enaiatollah akbari vaga in diversi paesi fino ad arrivare in Italia dove abita da 11 anni, la narrazione di Geda è una narrazione leggera e ironica, nonostante il tema drammatico 

l’autore ha suddiviso il romanzo in capitoli intitolati ognuno con il nome della nazione in cui si trova Enaiatollah in quel momento della narrazione, 

Afghanistan

nel primo capitolo “Afghanistan” il protagonista, chiamato nel libro ena per abbreviare,viene raccontata la storia di come il padre di ena venga assalito e ucciso da un gruppo di banditi, con l’intento di saccheggiare il carico che trasportava nel tragitto di ritorno da lavoro, da quel momento i pashtun (datori di lavoro del padre) pretendono un risarcimento economico da parte della famiglia per il carico perso, siccome la famiglia non aveva soldi, i pashtun pretendono i due figli maschi come schiavi, e pur di non dargliela vinta, la madre è disposta a far trasferire il figlio di 10 anni affrontando un viaggio di tre giorni insieme a lui e poi tornare indietro lasciandolo solo in una nazione sconosciuta.

consiglio personalmente la lettura di questo libro perché mette davanti un punto di vista diverso e ci fa riflettere su come anche un bambino di dieci anni debba diventare adulto solo per aggrapparsi ad una vita frenetica ed in continuo viaggio e pericolo.  la lettura di questo libro da parte mia è consigliataa tutti i tipi di età perche puo aprire il pensiero el la conoscienza dall’eta delle medie fino all’età della pensione ed oltre.

le migrazioni dei bambini:

cosi come ena, molti altri bambini in tutto il mondo vivono costantemente questi ostacoli viaggi e fughe, per problemi di salute, povertà o guerra, indifferentemente dalla motivazione tutti questi bambini si ritrovano in pochissimo tempo in un paese diverso e lontani da casa loro e magari anche lontani dalla famiglia. Qualunque sia la motivazione che li spinge, i minori stranieri non accompagnati in transito vivono una situazione particolarmente difficile, vista la loro vulnerabilità. Nella loro condizione in molti casi finiscono per non beneficiare di alcun tipo di protezione, assistenza o accoglienza

Abubakar Zakaria una storia simile a quella di ena

 – per gli amici “Zack” – viene da Kumasi, in Ghana, oggi ha 21 anni ed è arrivato nel 2015 in Italia, solo. Fortunatamente è riuscito ad accedere al circuito di accoglienza e protezione sprar . Non sempre accade per mancanza di posti e si preferisce far finta di aver a che fare con un maggiorenne. Recentemente, per fortuna, il Servizio centrale ha comunicato

“Una cosa bella che ricordo di quando ero bambino era quando mio padre mi portava a scuola tutte le mattine a circa trenta chilometri dalla mia città; invece un brutto ricordo è quello di quando mio padre mi mandò a vivere con i miei nonni; […] Mi piace la frase ‘minore straniero non accompagnato perché non mi sembra una frase offensiva”.

Ancora: “Ho avuto una brutta infanzia, no, non è stato un momento felice“.

Eppure, dopo le difficoltà a integrarsi e trovare un lavoro – sia per le carenza di scolarizzazione che per le difficoltà di assorbimento del mercato – Zack ce l’ha fatta, la vita lo ha reso intelligente, sensibile, capace e resiliente. Attualmente è saldatore presso un’azienda del perugino.