Esaurimento
Di Cristiano Pifferi
Ciao, io sono prostrazione, ma avrete anche sentito parlare di me come desolazione o sconforto. In realtà non siamo esattamente la stessa cosa, ma siamo tutte figlie di un’unica madre prava: il dolore. Sono sempre stata capace di irrompere nella psiche di moltissime persone e lasciare al loro interno le mie uova, che spesso schiudendosi riescono ad impossessarsi della mente dell’umano ospite. Altre volte però questa sorta di animale presenta delle difese che né io né le mie uova riusciamo ad oltrepassare. Esse sono delle barriere formate da altre potenti e al pari fugaci emozioni. Il mio scopo innato è quello di infettare l’homo sapiens e condurlo da mio padre, la depressione. Sin dall’alba dei tempi svolgo questo ruolo e non mi sono mai posta domande, perché dovrei? Sono una condizione al pari di tutte le altre e vivo beatamente la mia vita. Questo però fino a non molto tempo fa, prima che questa specie di animale – che ha il coraggio di definirsi intelligente – ha iniziato a comportarsi in un modo ambiguo, intromettendosi nella mia routine. Da un giorno all’altro ha iniziato a nascondersi, a scappare e scomparire. Persone che si vedevano tutti i giorni hanno cominciato ad evitarsi, a rimanere serrati nelle proprie abitazioni. Raramente si vedevano e, dall’essere un animale sociale, l’uomo ha intrapreso un percorso introspettivo, tendendo all’asocialità. Le sporadiche volte in cui essi venivano a contatto si ritrovavano lontani l’uno dall’altro, muniti di un panno che scherniva bocca e naso dei soggetti. Non mancava poi una specie di miscuglio all’interno di una boccetta. Riversavano questa sostanza nelle loro mani per una maggiore sicurezza. Ma sicurezza per cosa? A cosa serve tutto questo? Perché nessuno vive più la sua vita? D’un tratto mi accorsi che in passato avevo già vissuto situazioni simili. Era ovvio, tutto era talmente analogo ad eventi che precedentemente vissi che mi domandai perché ho impiegato così tanto tempo per capirlo. Ricordo ancora quei lieti giorni durante la “peste nera”, come le mie uova immobilizzavano la preda e la portavano a mio padre, in stretto contatto con la morte. In tempi più recenti lo stesso effetto lo vidi nell’epoca del “vaiolo” e in quella del “virus dell’immunodeficienza umana”. Chissà questa volta che esilarante nome sceglieranno di dargli, la “peste gialla”, dato che ho sentito che l’origine di questo virus sia rimandabile all’Asia? Oppure il “virus della deficienza umana”? In realtà le persone non si sono comportate esattamente come ho descritto innanzi tempo. Inizialmente credevano di trovarsi di fronte ad una stupidaggine, non si rendevano conto del rischio che stavano correndo. In quel momento non ero io a minacciarli, ma la malattia stessa. Con il passare del tempo e con il numero delle scomparse aumentato considerevolmente, l’umanità ha pensato di comportarsi di conseguenza, ed è qui che entro in scena. Molti mi danno del parassita, della carogna, meretrice, ma sono semplicemente l’antitesi dell’euforia, siamo entrambi sensazioni percepibili solo dall’uomo. Assieme ai miei fratelli abbiamo colonizzato gran parte di questa specie, e non è stato difficile. Le barriere di cui prima parlavo risultano notevolmente più basse. Le difese dell’organismo sono deboli. Questo credo sia dipeso dall’essere isolato dal resto dei simili, dal dover interagire solamente tramite la tecnologia e l’impossibilità di avere un contatto con l’altro e, più in generale, con il mondo esterno, sentendosi ingabbiati, come anch’essi prima hanno fatto con gli animali rinchiusi in piccoli spazi, per metterli in mostra come trofei ad altri umani, che non hanno mai visto questo tipo di animale, e lucrando su queste vittime di una razza dotata di pollice opponibile, definendo questo luogo come “zoo”. Adesso sono gli umani a doversi adattare ad un avvenimento dettato da forza maggiore, e non possono fare niente per cambiare la situazione. Questa segregazione ha comportato moltissime modificazioni nel genere umano, ma non tanto sul corpore, bensì sulla mens. La mente controlla il corpo e il corpo si adatta alla mente, o almeno questo vale per gli umani, io sono astratta, non ho un corpo ne organi che mi permettano la vita, a dirla tutta non so nemmeno come sia possibile che io stia parlando in questo momento. In compenso però la mia vita, se così è definibile, è infinita, risulto quindi immortale. Gli uomini invece sono semplicemente un conto alla rovescia, dove ogni secondo che passa è un granello in meno della clessidra che deve scendere. Tendono dunque a riempire la loro vita di stronzate varie finché non è giunto il momento di tirare le cuoia. Non riuscendo quindi a vivere la propria esistenza, ma sopravvivere, l’uomo si crea paranoie ed inizia a pensare, a pensare ed a immaginare e a creare e a sognare e a ideare e fantasticare e a desiderare ed infine a rappresentarsi, in un mondo da lui creato, in cui non potrà risiedere. Il pensare non è una cosa buona, perché lo allontana dalla realtà. Il reale si fa contorto, offuscato, e non è facile riappacificarsi con esso. La solitudine, come la reclusione, causano un forte distacco dal palpabile. Gli umani sono fragili e deperibili, spesso non gestiscono alcuni disagi e situazioni fuori dall’ordinario. Questa situazione che stanno vivendo, e che hanno già vissuto in passato, è tutto fuorché ordinaria e ciò li ha sconvolti. C’è chi ha reagito in un determinato modo e chi in un altro, chi si è arreso alla mia autorità e chi ha combattuto per rimanere in un equilibrio mentale, non meno pericoloso. Alcune persone si sono fatte esaminare da uno strizzacervelli, sperando di riuscire ad ottenere una sorta di pace con se stesse. Ma come può un uomo aiutare un suo affine in certe situazioni? Come può rimanere distaccato e imparziale? Questo cinismo aiuta veramente gli ammalati, come li definiscono ad oggi? Sono veramente così male da preferire uno stato di lobotomia? Ad essere sinceri spesso questa consultazione porta inopinatamente a dei risultati, il soggetto riesce a riprendersi ed io mi vedo sconfitto. In questo periodo in compenso ci sono stati molti più suicidi che negli ultimi tempi. Moltissime persone hanno pensato di togliersi la vita per eliminare il dolore che provavano. In realtà questo dolore non scompare, semplicemente viene trasmesso alle persone vicine alla vittima/carnefice. Spesso faccio questo effetto sulle persone, causo degli effetti per cui l’ospite è destabilizzato, incosciente di ciò che posso provocargli. Sono veramente in grado di condurre gli umani a gesti così estremi, a condurli verso la Certa e a commettere atti talmente folli, o mi trovo solamente a dover affrontare dei deboli animali? La sagacia di questa specie dovrebbe essere di un certo livello, se è vero che hanno dominato il mondo e puntano verso l’ignoto. Eppure non sembra sfruttino adeguatamente le loro capacità, non sono evidentemente in grado di usare la propria conoscenza a scopi diversi da quelli del lucro, impedendo una rivoluzione globale, cambiando radicalmente la vita di ogni singolo simile. Perché di questo si tratta, l’unica entità ultraterrena, che non riguarda noi, rimasta, l’unico Dio, è il denaro, e tutti girano intorno ad esso, cercando di raccattarlo il più possibile, fino al momento che la mia regina non lo priverà di ogni cosa. Essa gli ha dato l’opportunità di muoversi, ha fatto in modo che l’umanità si rendesse conto del tempo, a loro stretto, e del fatto che non va sprecato, cercando di sfruttare quei miseri decenni a loro concessi, cercando di vivere. Durante la pandemia però, il vivere è diventato un concetto diverso. Non rincorrono più la felicità, ma hanno dovuto accontentarsi e chinare il capo di fronte ad una punizione sancita dall’alto. Sono stati costretti a ripudiare ogni rapporto sociale e si sono limitati a vedersi, tramite un apparecchio dotato di microfono ed altoparlante. Hanno chiuso anche l’unico luogo in cui si ritrovavano tutti insieme, quello dove ci si riunisce per imparare il passato, dimenticarsi di avere un presente e sperare di trovare un lavoro abbastanza retribuente per permettersi un futuro. Questo è come la comunità si è evoluta, aumentando sempre di più il divario tra persone sempre più uguali tra di loro. In questa epoca che tutti si augurano stia per terminare, gli studenti hanno effettuato queste riunioni tramite il dispositivo precedentemente citato. Di conseguenza, anche i professori si sono adattati, svolgendo il proprio dovere fornendosi di appositi macchinari. Per qualche arcano motivo, essi sono dotati di bottoni in grado di trasmettere la propria voce e al contempo stesso la propria immagine, rendendo il tutto alquanto normale. Ancora una volta però vi ho mentito, non c’è più niente di normale, non esiste più il solito lunedì mattina, il solito martedì; la vita si svolge di conseguenza e la loro routine risulta ribaltata. Gli alunni non hanno più la possibilità di socializzare dal vivo, di scherzare, di giocare, di stringere amicizie, di dialogare, di innamorarsi. Hanno solo la possibilità di continuare gli studi, il proprio dovere. Neanche per i docenti è una situazione favorevole. A nessuno piace questo clima di irrequietezza, difficile convivere con questo ritegno da parte dei sottoposti. Tutti gli umani subiscono danni fisici e, grazie a me, psicologici da questa malattia, nessuno escluso. Hanno elaborato una sostanza in grado di sterminare il morbo e credo sia l’unica ancora di salvezza per gli uomini. Molti sono titubanti e non condividono questa idea. Sono impauriti dalle possibili conseguenze di questa soluzione. Non capiscono come sia indispensabile che tutti provvedano a munirsi di ciò, cercando di raggiungere, un giorno, un traguardo, un obiettivo, una meta, dove la malattia sarà estirpata e gli umani vinceranno ancora una volta sulla natura, sconfiggendo di nuovo le peripezie da essa propostagli, andando contro la stessa. Hanno in canna un solo colpo, e devono utilizzarlo bene se vogliono continuare a vedere un filo di luce in fondo alla galleria.