Il problema del razzismo in America

L’America è solitamente definita un melting pot, ossia un calderone (di razze) per come si è formata – da genti provenienti da tutto il mondo, immigrate qui in cerca di fortuna e opportunità .

Il razzismo negli Stati Uniti d’America rappresenta un fenomeno storico presente fin dall’epoca coloniale. I privilegi e i diritti furono largamente concessi ai bianchi americani, ma furono negati ai nativi americani, agli afroamericani, agli asioamericani e agli ispanici sudamericani.

Le principali istituzioni razziali includono la schiavitù, la segregazione razziale, le cosiddette guerre indiane, le riserve indiane, la segregazione scolastica, le legislazioni sull’immigrazione, la naturalizzazione e i campi d’internamento durante la seconda guerra mondiale: l’internamento dei giapponesi, dei tedeschi e degli italiani.

Un’ampia stratificazione sociale su base razziale continua a manifestarsi nell’ambito occupazionale ed in campo salariale, nella ricerca dell’alloggio, nell’istruzione e nella formazione professionale, nella concessione di prestiti e mutui e anche in campo governativo.

«la discriminazione negli Stati Uniti permea tutti gli aspetti della vita e si estende a tutte le comunità di minoranza»

US Human Rights Network (organizzazione concentrata sul rispetto dei diritti civili)

Un po’ di storia del B.L.M.  (BLACK LIVES MATTER)

Black Lives Matter (letteralmente “Le vite dei neri contano”) è un movimento attivista internazionale, nato all’interno della comunità afroamericana, impegnato nella lotta contro il razzismo

Black Lives Matter organizza regolarmente delle manifestazioni per protestare apertamente contro gli omicidi delle persone nere da parte della polizia, nonché contro questioni più estese come profilazione razziale, brutalità della polizia e disuguaglianza razziale nel sistema giuridico degli Stati Uniti.

Ci sono state molte reazioni al movimento Black Lives Matter:

La percezione della Black Lives Matter da parte della popolazione statunitense varia considerevolmente a seconda dell’etnia di appartenenza.

  • La frase “All Lives Matter” (“tutte le vite contano”) è nata come risposta al movimento Black Lives Matter, ma è stata criticata per aver respinto o frainteso il messaggio di “Black Lives Matter“. 
  • In seguito alla sparatoria di due agenti di polizia a Ferguson, alcuni sostenitori della polizia hanno creato l’hashtag #BlueLivesMatter
  • Infine, alcuni attivisti per i diritti civili non sono d’accordo con le tattiche usate da Black Lives Matter.

Origine del Movimento

Black Lives Matter ottenne visibilità a livello nazionale grazie alle sue proteste in strada in seguito alla morte di due afroamericani, entrambi uccisi da agenti di polizia, nel 2014

Michael Brown, che portò a numerose rivolte nella città di Ferguson, e Eric Garner, soffocato da un agente a New York.

Dalle ultime parole di quest’ultimo è nata la celebre “I can’t breathe” (“Non riesco a respirare”), molto diffusa durante questo tipo di proteste. 

Dalle proteste di Ferguson, i partecipanti del movimento sono scesi in strada per manifestare dopo la morte di numerosi altri afroamericani, uccisi in seguito ad azioni della polizia o durante la custodia in carcere.  Durante l’estate del 2015, gli attivisti di Black Lives Matter presero parte pubblicamente alle discussioni sulle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America del 2016. 

Le creatrici dell’hashtag e le fondatrici del movimento, Alicia Garza, Patrisse Cullors e Opal Tometi, appartenenti alla comunità di colore, tra il 2014 e il 2016 hanno esteso il loro progetto iniziale a una rete di oltre 30 rami locali. Il movimento di Black Lives Matter, tuttavia, nel suo complesso è un gruppo decentralizzato e non possiede una gerarchia formale.

Dal 25 maggio 2020, data della morte di George Floyd, in tutti gli Stati Uniti si sono verificate proteste pacifiche e non sotto la bandiera del #BlackLivesMatter.

Scritto da Any Miah e Tommaso Nerozzi