Intervista al professore Del Gamba

di Martina Cappioli e Aurora Furnari

Due studentesse della 4^CCM hanno intervistato il professore Del Gamba,il quale ha parlato dell’articolo da lui scritto riguardo alla proposta di modifica della regolamentazione per l’accesso alle facoltà di indirizzo sanitario e/o chimico biologico, che dovrebbe prevedere una riserva di posti a chi ha frequentato il cosiddetto Liceo Biomedico.

Riportiamo il link dell’articolo: https://www.orizzontescuola.it/ci-sono-istituti-tecnici-che-preparano-alla-facolta-di-medicina-lettera/

. Cosa l’ha spinta a scrivere una lettera ad : Orizzonte scuola?

Il problema è questo: i licei hanno messo in piedi un progetto con l’Ordine Nazionale dei Medici per rendere più agevole l’ingresso alla facoltà di medicina per chi ha fatto i licei. Questa specializzazione ha preso il nome di “Liceo a curvatura biomedica”. Questo garantisce agli alunni una serie di lezioni svolte da medici specializzati e stage presso ospedali, cliniche e laboratori, in modo da preparare al meglio gli studenti. E fin qui niente di male.

In realtà, a  questa operazione è stata riservata una grande attenzione sui mezzi d’informazione, senza tenere in considerazione il fatto che gli I.T.I.S. possiedono una sezione di Biotecnologie Sanitarie che prepara altrettanto egregiamente alle facoltà biomediche, e gli alunni che la frequentano fanno sei ore di anatomia alla settimana, quattro ore di microbiologia alla settimana, quattro ore di biochimica a settimana, oltre che legislazione sanitaria: alla fine hanno una preparazione che dal punto di vista tecnico è di altissimo livello. Una preparazione di tre anni nelle materie specifiche, con innumerevoli ore di laboratorio che vengono effettuate sempre da due insegnanti, con tutti gli stage che preparano al mondo del lavoro in ambito sanitario.

La cosa più grave è che c’è una proposta che vorrebbe introdurre una riserva di posti nei test d’ammissione alle facoltà di medicina a chi ha frequentato questi licei, per una percentuale altissima del 70%. Questa è una discriminazione che non può essere attuata  e spero tanto che chi ha la facoltà di decidere, ovvero chi sta in Parlamento, non prenda queste decisioni, perché ci sono scuole come l’I.T.I.S. che preparano alle facoltà biomediche altrettanto bene quanto un liceo e spero che si tenga ben conto di questo.

Poi dobbiamo essere bravi anche noi a valorizzare il nostro corso di biotecnologie sanitarie, dobbiamo incrementare la preparazione ai test d’ingresso, perché nei test d’ingresso molto spesso non basta sapere bene la biologia, l’anatomia e la chimica, occorrono anche altre competenze che noi come istituto tecnico possiamo curare con dei corsi aggiuntivi.

Nel fondo d’istituto devono essere previste delle risorse perché degli insegnanti possano fare dei corsi aggiuntivi di preparazione per l’accesso all’università. In questo modo noi avremmo ulteriore vantaggio nella preparazione dei test d’ingresso. Ma dobbiamo investire risorse in questo

Poi, sulla preparazione nelle singole discipline noi non abbiamo problemi.

  • Secondo lei quali sono le caratteristiche peculiari che ha uno studente uscito dagli I.T.I.S. a indirizzo “Chimica materiali e Biotecnologie” con articolazione Biotecnologie Sanitarie?

Uno studente uscito da un I.T.I.S ha competenze ineguagliabili nelle materie d’indirizzo, cioè non solo quelle legate ai contenuti teorici che ha curato con insegnanti qualificati, ma un nostro studente ha anche la capacità di inserirsi nei laboratori. Quello che distingue un diplomato Itis da un diplomato di un’altra scuola sono le competenze complete nelle materie di indirizzo, grazie alle attività di laboratorio curricolari e alle numerose ore di alternanza scuola-lavoro.

Abbiamo riscontrato sempre giudizi positivi dagli studenti che ci tornano a trovare dopo il diploma e hanno intrapreso gli studi universitari. Loro i primi anni d’università volano, fanno un ripasso rispetto a chi ha frequentato altre scuole e che, magari, sulle stesse materie fatica. C’è anche la capacità di introdursi nell’ambito del lavoro più facilmente proprio per quel tipo di preparazione che non è migliore o peggiore di un’altra, è diversa. E’ diversa la preparazione di un diplomato Itis da un diplomato liceale. E’ proprio diverso lo scopo. I diplomati I.T.I.S. vengono cercati dalle aziende, come per esempio negli anni 70, quando c’era una forte richiesta di quelli diplomati in chimica, proprio perché usciti da questo istituto. Gli alunni potevano conseguire un diploma di perito chimico, che ora non c’è più con la nuova legislazione.

Fino a qualche anno fa i diplomati ITIS, dopo aver conseguito il diploma, attraverso un tirocinio potevano intraprendere la libera professione e quindi acquisire il titolo di perito, ovvero la possibilità di poter svolgere la libera professione, cioè svolgere determinate analisi e poter firmare assumendosi la responsabilità. C’è stato una modifica legislativa che ha tolto ai diplomati I.T.I.S. la possibilità di ricoprire il ruolo di perito perché è stata data questa possibilità solo ai laureati. Questo secondo me è stata una perdita molto grossa per la nostra scuola e io mi meraviglio del fatto che quando è successo questo, i dirigenti degli istituti tecnici non abbiano protestato energicamente.

. Secondo lei si poteva far qualcosa per impedire l’approvazione di quella norma?

Un preside da solo poteva far poco, ma l’Associazione Nazionale dei Presidi conta molto nell’ambito culturale e dell’istruzione. Mi meraviglio che i Presidi non si siano mossi, non dico tutti, ma magari una parte dei presidi, quelli degli istituti tecnici, e non abbiano preso una posizione, non si siano in qualche modo opposti. Invece, per quanto riguarda la Riforma per la possibilità d’ingresso all’università?

Di sicuro il dirigente può valorizzare in tutti i modi possibili il nostro corso di Biotecnologie Sanitarie. Può indirizzare a fare delle scelte negli investimenti in questo settore. Ancora meglio sarebbe che i Presidi si mettessero insieme per fronteggiare questo problema.