Recensione “The Mule”

Il corriere – The Mule
Gli Emerocallidi sono fiori dall’immensa bellezza, ma hanno un punto debole: sbocciano, rimangono aperti un solo giorno e poi muoiono. La loro vita è ridotta a pochi attimi ed è proprio questo che li rende speciali. Ogni istante deve essere colto e apprezzato, senza perdere tempo. Il film può essere riassunto come la vita di questo fiore, chi lo coltiva deve sacrificare gran parte del suo tempo per accudire la crescita. Clint Eastwood ritorna davanti alla cinepresa con questo film tratto da una storia vera, per sorprendere di nuovo gli spettatori.
Ad Earl Stone interpretato da Eastwood, un uomo di circa 80 anni rimasto solo e al verde con un difficile rapporto con la figlia e la ex moglie, costretto ad affrontare la chiusura anticipata della sua impresa (la floricultura) per colpa dell’avvento di internet, gli viene offerto un lavoro per cui è richiesta la sola abilità di saper guidare un auto. Compito semplice per lui avendo nel corso della sua vita attraversato 41 stati degli USA senza prendere mai una multa, ma ciò che Earl non sa è che ha appena accettato di diventare un corriere della droga di un cartello messicano. Nel suo nuovo lavoro è bravo, così bravo che il suo carico diventa di volta in volta più grande e per questo motivo gli viene assegnato un assistente. Questi non è però l’unico a controllare Earl, la notizia che il cartello messicano ha reclutato un nuovo mulo si è sparsa anche tra gli agenti della DEA, Colin Bates interpretato da Bradley Cooper è l’agente che si occuperà del caso.
Gli errori di Earl affiorano e si fanno pesanti nella testa, portandolo a domandarsi se riuscirà a porvi rimedio prima che venga arrestato o ucciso dal cartello. Un Clint Eastwood randagio che tra i territori americani descrive una vicenda in cui il tempo è la chiave di tutto. Nei suoi viaggi la puntualità è fondamentale, ma lui non è quel tipo di uomo. Si gode la vita, si ferma in motel di periferia, balla, mangia e vive l’attimo facendosi guidare dal suo spirito libero e sincero. I soldi iniziano ad accumularsi, ormai è più ricco di quanto potesse mai immaginare. Qualsiasi cosa è alla sua portata, tranne il tempo. Vorrebbe tornare indietro per godersi quegli attimi persi con la sua famiglia, per recuperare il rapporto con la sua ex-moglie e con sua figlia. L’unica persona ormai rimasta fedele a lui è sua nipote che ha bisogno di soldi per sposarsi. Una pellicola lenta, che a tratti può annoiare, ma il ritmo viene spezzato con battute o immagini comiche che non riguardano il politicamente corretto: definendo i messicani mangia fagioli, le persone con la pelle scura “negri” e due donne omosessuali “lesbiche”. Questo film potrebbe essere il congedo di Eastwood che alla soglia di 89 anni potrebbe dare il suo addio al cinema. In molti hanno creduto che oltre ad essere la rappresentazione di una storia vera, questo film in parte è la trasposizione della sua carriera. La frase “Un’ultima volta” seguita da una delle ultime frasi del film, ovvero “Questa è l’ultima volta perciò Dio aiutami. Questa è l’ultima volta.” F.B